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La calcografia, tecnica che prevede l’incisione delle illustrazioni su lastre metalliche, è stata adottata per entrambe le edizioni. Di conseguenza, il merito delle preziose tavole non si dovrà al solo Bernardino Amico, ma anche a chi ha inciso i disegni del frate. Sebbene questa seconda (ma non secondaria!) figura rischi di cadere nell’anonimato, in questo caso, invece, si conoscono i nomi dei due artisti che hanno operato rispettivamente nella prima e nella seconda edizione.

Sul frontespizio del 1609 si legge che le piante furono «Ombreggiate, & Intagliate da Antonio Tempesti Fiorentino», ossia Antonio Tempesta (1555-1630), pittore, disegnatore e incisore attivo tra la nativa Firenze e Roma. Tra i suoi contributi all’illustrazione libraria si annoverano, per esempio, le sue tre serie per la Gerusalemme liberata di Torquato Tasso, nonché le immagini contenute negli Evangelia arabica et latina, stampati a Roma dalla Tipografia Medicea Orientale nel 1591 (edizione esposta in The Bible on the move, scheda C.2). Per le piante dell’Amico, il Tempesta non si limitò a eseguire le incisioni, ma contribuì anche realizzando l’ombreggiatura, cioè aggiungendo il chiaroscuro alle nude linee dei disegni del frate.

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L’incisore impiegato nella seconda edizione, invece, sarebbe il francese Jacques Callot (1592-1635), in quegli anni attivo a Firenze e diventato famoso per lavori come la serie Les Misères et les Malheurs de la guerre e i Balli di Sfessania. Se Tempesta aggiunse soltanto l’ombreggiatura agli edifici disegnati dall’Amico, che si presentano quindi nella prima edizione come disabitati, Callot provò a ovviare a questo straniamento introducendo frati e altre figure umane, fino a inserire anche un elemento di fantasia: sulla parete della navata principale della Basilica di Betlemme, infatti, rappresenta tre scene evangeliche, laddove nella realtà ci sono mosaici di tutt’altro soggetto.