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Solo rifacendosi alla tradizione del pellegrinaggio si può capire la produzione dei modelli lignei ispirati agli edifici sacri della Terra Santa. I modelli nascono infatti legati a doppio filo a due tipologie di fonti: gli itinerari redatti dai francescani a beneficio dei fedeli e i resoconti di viaggio dei pellegrini. Realizzati sulla base delle descrizioni contenute in questi testi, i modelli rappresentavano il nobile souvenir della visita compiuta. In particolare l’opera dell’Amico, che fornisce le reali dimensioni e proporzioni degli edifici, permetteva agli artigiani di riprodurre correttamente le architetture in scala.

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L’Amico stesso incoraggia questo utilizzo del suo testo, come dimostra questo passo relativo all’edicola del Santo Sepolcro: «La raggione e il dovere averebbe voluto che ciascun pezzo di questi venerabili e santi luoghi tirati in prospettiva avessero secondo l’ordine dell’architettura i loro profili, ma l’ho lasciato per non ingrandire il volume: pure, tutta volta i periti artefici potranno dalle piante e scritti ritrovare il tutto. Ma di questa pianta del Santissimo Sepolcro di nostro Signore non ho voluto farne il manco, per consolatione de’ semplici artefici, acciò volendone fabricare alcuno con licentia di chi aspetta, lo possino fare con ogni facilicità servendosi della scala, della quale trovarano ogni minutia» (1620, c. Gg1r).

In effetti sono oggi conservati in tutto il mondo circa trenta modelli in legno d’ulivo e madreperla datati tra Sei e Settecento, opera di abili artigiani cristiani attivi soprattutto a Betlemme. Si tratta di precisissime riproduzioni di tutte le parti, esterne ed interne dell’edificio che, una volta giunto a casa, il pellegrino poteva montare per restituire una visione tridimensionale (sia pur assai idealizzata e “geometrizzata”) dell’intero complesso. Un eccezionale esempio è costituito dall’esemplare posseduto dalla Custodia di Terra Santa, che sarà esposto nel museo dedicato alla sua storia.